Fenice, la città, la cultura

Fenice, la città, la cultura

 


Un mio pensiero in merito a quanto sta accadendo. 

Siamo di fronte ad una imbarazzante posizione delle Istituzioni cittadine e nazionali che per partito preso non intendono comprendere che non sono loro i “padroni” assoluti del Teatro La Fenice, fatto che gli permetterebbe di decidere sulle spalle non tanto dei lavoratori (e sarebbe già grave), ma su quelli di una Istituzione culturale che è patrimonio comune dei suoi utenti, della città, dell’intera comunità civile non solo italiana ma internazionale. 

Il Teatro è sì una “fabbrica”, ma non nel senso che la intende Brugnaro, non è una catena di montaggio né un’officina meccanica, tanto meno un’azienda del tipo di quella con le quali ha fatto soldi a palate. Se venisse gestita con quei criteri crollerebbe in poco tempo.

Per fortuna fra pochi mesi cessa il suo ruolo di Sindaco e pure di Presidente della Fondazione. Il lavoro che fa grande un Teatro lirico-sinfonico si basa sulla stima e la collaborazione fattiva di tutti i reparti, nel rispetto dei ruoli ma questo non significa una rigida gestione piramidale. Tutt’altro.

Le motivazioni di arroccamento di Brugnaro in pura a difesa del Sovrintendete (che ieri sera si è mostrato alle telecamere mellifluo sperando che questo porti a rasserenare il clima di tensione che lui ha creato) sono a dir poco ridicole e mostrano quanto sia ignorante su come funzioni un Teatro e cosa questo sia. Le sue sparate ad alzo zero su tutto e su tutti, le denigrazioni e le minacce nei confronti dei lavoratori se attuate anche in minima parte porterebbero alla chiusura della “fabbrica” del teatro in un brevissimo lasso di tempo. Il suo è un vero e proprio suicidio politico e amministrativo.

Nei quasi quaranta anni nei quali ho lavorato in Teatro, momenti difficili ce ne soso stati diversi, compresi 40 giorni di occupazione contro una dirigenza che stava portando al fallimento La Fenice, ma mai un muro contro muro innalzato dalla Direzione per difendere l’indifendibile: una scelta sbagliata nel metodo e nei contenuti. Sul piano del metodo non basta una letterina di scuse se non apre un confronto sul contenuto: così si fa solo ridere i polli. Le dichiarazioni poi di Giuli del suo sottosegretario si possono solo definire esilaranti per non scendere nel triviale. 

Ma questi signori (con la “s” minuscola) chi si credono di prendere in giro? Per non parlare delle ipotesi di riforma delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche che diventerebbero di fatto a gestione politica centrale nazionale: ma che bravi … (a scanso di equivoci: è ironico).

Infine non conta proprio nulla che l’appoggio ai lavoratori della Fenice nel merito della questione sia giunto da tutte TUTTE le altre Istituzioni Lirico-Sinfoniche, tutte TUTTE le Istituzioni e orchestre sinfoniche italiane? Tutte da radere al suolo a suon di licenziamenti come “qualcuno” ha ipotizzato?

Non sono i lavoratori che devono togliere lo “stato di agitazione” per poter avviare un confronto, deve avvenire un passo indietro reciproco altrimenti ci si prende solo in giro. La Direzione e il Consiglio di Indirizzo della Fondazione stanno prendendo in giro gli utenti della Fenice, la città e dimostrano una coscienza nulla dell’importanza culturale che La Fenice ha a livello nazionale e internazionale.

(BiGio)  

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